
L'Ucraina ha estradato negli Stati Uniti un cittadino uzbeko che si nascondeva sotto uno pseudonimo e, con il pretesto di offrire uno strumento sicuro per la conservazione delle criptovalute, rubava le chiavi private degli utenti. Dopo l'udienza preliminare, al truffatore rischia la pena massima: 20 anni di reclusione. Allo stesso tempo, i dettagli dell'arresto non sono stati resi noti, ma è noto che è accusato di frode online e uso illegale di un dispositivo per l'accesso non autorizzato ai dati. Per garantire il suo arresto e la sua estradizione, il Dipartimento degli Affari Internazionali del Ministero della Giustizia degli Stati Uniti ha collaborato con le autorità rumene e ucraine.
Una delle vittime è un residente di New York che si è fidato dell'applicazione. Ha perso quasi 12 milioni di dollari quando il criminale ha ottenuto il controllo del portafoglio che conteneva oltre 2 milioni di token EOS. La criptovaluta è stata immediatamente trasferita su conti controllati dal criminale. Senza lasciare traccia e senza possibilità di recupero, poiché i crimini digitali non conoscono confini.
Attualmente, la procura del distretto occidentale dello Stato di New York, Stati Uniti, ha confermato ufficialmente che il cittadino è un cybercriminale che già nel 2018 aveva “spinto” nell'App Store la falsa applicazione “EOSIO Wallet Explorer”. Sotto le spoglie di uno strumento sicuro per la conservazione delle criptovalute, il programma rubava le chiavi private degli utenti, consentendo l'accesso ai loro asset digitali. I procuratori sottolineano che ciò non significa che qualsiasi app possa trasformarsi in uno strumento per rubare criptovalute.
Allo stesso tempo, il detenuto è indagato per presunti legami con una banda internazionale che nel 2015-2016 ha compiuto con successo una serie di furti in filiali bancarie, rubando contanti, portafogli digitali e gioielli dalle cassette di sicurezza individuali. La polizia ha già scoperto l'algoritmo delle azioni dei membri della banda: per penetrare nel deposito della banca e condurre ricognizioni, i complici del crimine hanno ritirato le cassette di sicurezza utilizzando documenti autentici o falsi. In questo modo hanno potuto visitare la filiale dell'istituto bancario più volte. Rimanendo da solo vicino alle cassette di sicurezza, uno dei malviventi utilizzava un boroscopio per riprendere l'interno della serratura della cassaforte. Successivamente hanno realizzato una copia della chiave. Durante la visita successiva hanno verificato la possibilità di aprire la cassetta con la copia della chiave, per poi passare alla fase finale del crimine. Il grado della sua collaborazione con la banda che rubava i portafogli digitali dalle cassette di sicurezza delle banche sarà comunicato in seguito.
Sebbene il suo nome sia diventato un simbolo della frode digitale e il caso penale sia un esempio di come una singola applicazione scaricata possa trasformarsi in uno strumento per rubare criptovalute, la giustizia ha comunque il braccio lungo.